Il paptest - Dr Annona

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Il paptest

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Dott. Salvatore Annona
Specialista in Ginecologia e Ostetricia

Salvatore Annona - MioDottore.it
Il paptest

Il paptest è un test di screening, cioè non è un test diagnostico. Esso è finalizzato al riconoscimento precoce del cervicocarcinoma, cioè il carcinoma o tumore del collo dell’utero, ma anche e soprattutto di tutte quelle lesioni che lo precedono negli anni, ovvero le displasie, che avrete sentito nominare quali CIN1 CIN2 CIN3. E’ concepito per essere applicato all’intera popolazione di donne dopo i 21-25 anni, e anche prima se c’è un inizio più precoce dell’attività sessuale, come è sempre più frequente. Lo devono fare tutte le donne, perché grazie ad esso si individuano quali sono quelle da sottoporre ad approfondimento con altri esami più specifici e quindi diagnostici, come la colposcopia e la biopsia. Non è strettamente indicato (ma neanche controindicato) per la donna che presenta sintomi. Le lesioni che precedono di anni e anni il cervicocarcinoma, spesso non sono sintomatiche. Ed è questa la fase che ci interessa riconoscere, in modo da giungere ad una diagnosi quanto più precoce è possibile. Quindi ci si pone il problema di quando effettuare il paptest, e soprattutto con quale cadenza. Gli studiosi di tutto il mondo troppo spesso emanano delle linee guida per questo aspetto. Le ultime linee guida hanno negato la necessità di controlli ogni anno, ma hanno portato a tre anni l’intervallo fra un paptest e l’altro fino ai 30-35 anni, e addirittura hanno negato che sia utile dopo questa età, ripiegando in età superiori, sul test dell’HPV ogni 5 anni. Le spiegazioni che danno è che è ormai certo che alcuni tipi di HPV sono la reale causa di questo tumore e, per questo, da un lato è necessaria la vaccinazione, dall’altro il paptest non serve e ci vuole invece il test per l’HPV ogni 3-5 anni.
Tali conclusioni sono il risultato di valutazioni della specificità e sensibilità del test, insieme con considerazioni che valutano anche i costi della sanità. La vaccinazione per l’HPV è sicuramente raccomandabile, però ottiene una protezione solo nei confronti di un certo numero di genotipi di HPV e quindi non può essere ancora considerata la soluzione definitiva del problema. Non è insolito trovare lesioni da HPV in donne che hanno fatto la vaccinazione. Quindi protette sì dal virus ma solo in buona parte, ma non del tutto. Quindi le vaccinate non devono commettere l’errore di abbassare il livello di guardia, soprattutto nel caso di rapporti occasionali e utilizzare in questa evenienza sempre il preservativo.
Un concetto che io ripeto spesso è che col test che facciamo oggi, paptest e/o test per l’HPV sapremo come stiamo fino a questo momento. Come è invece la situazione da domani in poi lo sapremo con il prossimo test. Quindi, a mio avviso, pur consigliando il test dell’HPV ogni 3 anni, non escluderei un controllo annuale, anche con paptest, visto oltretutto il suo costo irrisorio e anche del tutto gratuito se effettuato presso struttura pubblica. Nel corso del controllo annuale saranno anche controllati l’utero, le ovaie e il seno.

Come si fa il Paptest:
Molte donne hanno paura del paptest. Alcune per il possibile risultato, altre perché pensano possa essere doloroso, altre per tutti e due i motivi. Per quello che riguarda la paura del risultato, io rispondo che semmai dovrebbe far più paura non farlo e ignorare quindi una situazione di pericolo. Invece è proprio facendo il patest che si esclude un possibile cattivo risultato e quindi bisognerebbe farlo appunto per far passare la paura. Ma si sa la paura è un’emozione e alle emozioni è difficile comandare. Però parliamone e sfatiamo questa paura ingiustificata.
Per il timore che possa essere doloroso, devo dire che l’esame ginecologico standard prevede comunque l’esame speculare, che tanto timore desta, in quanto il ginecologo è costretto ad utilizzare un piccolo strumento, lo speculum, oggi monouso, di plastica, ma un tempo metallico e per questo simile ad uno strumento da tortura medioevale. L’uso di questo strumento è necessario, in quanto il prelievo per il paptest va fatto dal collo dell’utero che è situato in fondo alla vagina, che normalmente è un canale virtuale cioè ha le pareti collassate, fin tanto che non ci passa qualcosa, il pene nel rapporto sessuale, il feto durante il parto. Perché il ginecologo possa ispezionare il collo dell’utero e quindi vederlo occorre che questo piccolo strumento formato di due valve come una conchiglia, venga inserito in vagina e dilatato dolcemente in modo da divaricare le pareti della vagina e consentire una visione diretta del collo dell’utero. Questa è una procedura che comunque il bravo ginecologo fa ogni volta che visita una paziente, in quanto costituisce parte integrante della visita. Per effettuare il paptest è sufficiente prolungare questa ispezione di circa 10 secondi, durante i quali con una spatoletta e uno scovolino si esegue un prelievo rispettivamente sulla superficie esterna del collo – l’esocollo – e nel canale cervicale – l’endocollo. Esistono anche dei dispositivi che con un unico movimento consentono il prelievo in contemporanea di cellule dell’endocollo e dell’esocollo. Come detto, questo prelievo si fa strisciando dolcemente uno di questi dispositivi in corrispondenza del collo dell’utero e bastano pochi secondi. Solo una donna su 10 avverte un lieve fastidio molto fugace, probabilmente più per suggestione che per reale disagio. Io dico pochi secondi che vi salvano la vita. Con lo stesso prelievo è possibile sia l’esame citologico tradizionale (paptest) sia il test per l’HPV, quando appunto va fatto.


Dopo quanto tempo avrò il risultato?

La risposta arriva dopo una decina di giorni, non perché sia un esame complesso, ma perché i vetrini o i barattolini, a seconda del metodo utilizzato, paptest tradizionale o paptest in fase liquida (thinprep o simile), vanno etichettati e inviati con i dati della paziente al centro di Anatomia Patologica che eseguirà l’esame. Lì i campioni subiranno un trattamento che comprende anche una particolare colorazione delle cellule o di parte di esse, che faciliterà il riconoscimento dei vari aspetti al microscopio. Lo specialista che esegue l’osservazione è l’anatomopatologo, che ha specifica competenza in questo campo. Il referto sarà stilato anch’esso secondo protocolli standardizzati, in modo da riportare se il campione era adeguato e appropriato per una corretta osservazione. Verranno annotati i tipi di cellule riscontrate, la quantità, le caratteristiche normali, quelle patologiche e anche quelle dubbie o di significato indeterminato. Sarà anche possibile rilevare eventuale infiammazione, e aspetti ormonali, che possono esprimere lo stato del ciclo ovarico.  Possono anche essere riscontrate delle caratteristiche delle cellule suggestive di infezioni virali, come l’HPV. Occasionalmente può anche essere riscontrata la presenza di germi patogeni, anche se non è questo lo scopo del test. Poi il referto, cartaceo o in PDF viene inviato nuovamente dal laboratorio allo studio del ginecologo che ha effettuato il prelievo del campione e/o direttamente alla paziente. Ecco perchè trascorrono tutti questi giorni.


Cosa non vede il paptest?

Il paptest può evidenziare uno stato di infiammazione e talvolta individuare anche un agente infettante, come la candida, batteri o trchomonas, ma non è questo il suo scopo. Quindi non ha il significato del tampone vaginale. Quindi non è un esame per individuare le infezioni e gli agenti infettanti. Non è possibile fare diagnosi di gravidanza e nemmeno di menopausa, anche se l’anatomopatologo può cogliere delle caratteristiche suggestive dello stato funzionale delle cellule riconducibili alle varie situazioni.
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